Fermi sul limite del blocco da una regola non scritta, spiano il passaggio frenetico di una società che se ne frega, nelle orecchie lo scricchiolio dell’impero atlantico.
Che cosa si fa stasera? Stasera proviamo a riprenderci, che ne dici?
Proviamo a dimenticare quello che ci ha fatto male, quello che ci ha fatto bene. Non ti vergogni di quello che ti divorava un tempo? Tutti quegli obiettivi sepolti da una palpebra abbassata? Ridicolo. Responsabilità. Troppe lettere dal fronte, e il fronte neppure esiste.
Che si fa stasera? Proviamo a distruggerci, che ne pensi?
Tanto senza di noi tutto va uguale come dovrebbe. Il Dio di Spinoza attraverso la mia carne conosce la paura, attraverso la paura conosce il tremore, attraverso il tremore conosce lo spazio e attraverso lo spazio conosce se stesso
Cosa ti va stasera? Sangue e febbre, contorno di vertigini, leggermente scottato, una birra?
Il solito, il solito. Il tizio che ti serve ha gli occhi morti, le mani fredde, l’odio perenne tatuato sul duodeno, e prende delle pillole per dimenticarsene, fabbricate in qualche seminterrato da uno che vorrebbe avere una macchina bella e pensa a donne di plastica mentre fotte se stesso.
Cosa succede stasera? Nulla, come al solito.
Ho avuto un sogno in cui l’universo precipitava a vite su se stesso perché non c’era nulla verso cui precipitare, e quel nulla continuava a fuggire, una foveazione dopo l’altra, il prossimo game show. Sarai felice per sempre? Sarai felice per sempre, quando io sarò con te?